martedì 29 aprile 2008

Na Bella SCHIFezza....





Renato Schifani è il nuovo presidente del Senato.
Alla fine il rappresentante di Forza Italia ha ottenuto 178 voti, 4 in più di quelli della maggioranza composta dal Pdl, la Lega e l' Mpa di Lombardo...
Ma vediamo un pò meglio chi è Renato Schifani...

L'individuo in questione è un avvocato cassazionista, già iscritto alla Democrazia Cristiana, aderì al movimento politico di Berlusconi ed è stato eletto nel 1996 e nel 2001 (quando era possibile esprimere la preferenza sulla scheda elettorale) al Senato della Repubblica per il collegio uninominale di Altofonte-Corleone, dopo un'esperienza come consigliere comunale a Palermo per Forza Italia.
E' stato poi rieletto senatore anche nelle ultime due elezioni politiche(2006 e 2008) nella circoscrizione Sicilia.
Fino a qui tutto normale... Ma se si indaga nel passato del politico siciliano si trovano diversi legami con individui non proprio raccomandabili:

Nel 1979 viene istituita la "Sicula Brokers", tra i soci fondatori oltre a una compagnia di assicurazioni del Nord c'è Renato Schifani, Enrico La Loggia(Pdl) nonchè elementi come Benny D'Agostino, Giuseppe Lombardo e Nino Mandalà.
Benny D'Agostino è un imprenditore condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e che nel processo Andreotti aveva raccontato di un suo viaggio in Ferrari da Napoli a Roma con il "papa" della mafia Michele Greco.
Lombardo è stato invece amministratore di un società dei cugini Salvo arrestati da Falcone con l'accusa di essere i cassieri di cosa nostra e condannati in qualità di capimafia della famiglia di Salemi.
Sul terzo personaggio conviene approfondire il discorso. Nino Mandalà è attualmente sotto processo a Palermo per Mafia.Amico personale di Simone Castello, colonnello di Bernardo Provenzano, Fu intercettato dai Carabinieri mentre parlava a telefono proprio con Castello e gli raccontava di un suo burrascoso incontro con La Loggia lamentandosi di non avere ricevuto una telefonata di solidarietà dopo l'arresto del figlio per omicidio di stampo mafioso.
E così raccontava di avere chiuso il suo colloquio con La Loggia: «Siccome io sono mafioso ed è mafioso anche tuo padre che io me lo ricordo quando con lui andavo a cercargli i voti da Turiddu Malta che era il capomafia di Vallelunga. Lo posso sempre dire che tuo padre era mafioso.
Nella stessa conversazione intercettata Mandalà parlava di Schifani in questi termini: «Era esperto a 54 milioni all'anno, qua al comune di Villabate, che me lo ha mandato il senatore La Loggia».
Schifani è stato sentito dalla Procura e, senza falsa modestia ha spiegato con la sua bravura la consulenza e lo stipendio: «Il mio studio è uno dei più accreditati in campo urbanistico in Sicilia». Ma per La Loggia sotto sotto c'era una raccomandazione: «Parlai di Schifani con Gianfranco Micciché (coordinatore di Forza Italia in Sicilia) e dissi: sta sprecando un sacco di tempo e quindi avrà dei mancati guadagni facendo politica. Vivendo lui della professione di avvocato dico se fosse possibile fargli trovare una consulenza. È un modo per dirgli grazie. E allora parlammo con il sindaco Navetta». Il sindaco Navetta è il nipote di Mandalà e il suo comune è stato sciolto per mafia nel 1998.

Altra società poco chiara di Schifani fu la GMS costituita nel 1992 con Mengano e Garofalo arrestato nel 1997 e poi rinviato a giudizio per associazione mafiosa e usura.
 
Schifani è stato sfortunato anche nella scelta dei suoi assistiti oltre che dei suoi soci in affari...
Proprio un suo ex cliente ne ha fatto il nome in tribunale. La scena è questa: Innocenzo Lo Sicco, un mafioso pentito, il 26 gennaio del 2000 entra in manette in aula a Palermo e viene interrogato sulla vicenda di un palazzo molto noto in città, quello di Piazza Leoni. Le sue parole fanno balenare pesanti sospetti: «L'avvocato Schifani ebbe a dire a me, suo cliente, che aveva fatto tantissimo ed era riuscito a salvare il palazzo di Piazza Leoni facendolo entrare in sanatoria durante il governo Berlusconi perché, così mi disse, fecero una sanatoria e lui era riuscito a farla pennellare sull'esigenza di quegli edifici. Era soddisfattissimo. Perché lo diceva a me? Ma perché io lo avevo messo a conoscenza di qual era la situazione, l'iter, le modalità del rilascio della concessione...».
Pietro Lo Sicco, imprenditore finanziato dalla mafia e zio di Innocenzo, mette gli occhi su un terreno a due passi dal parco della Favorita, una delle zone più pregiate di Palermo. Lo Sicco vuole costruirci un palazzo di undici piani ma prima bisogna eliminare due casette basse che appartengono a due sorelle sarde, Savina e Maria Rosa Pilliu, che non vogliono svendere. Pietro Lo Sicco le minaccia e le sorelle si rivolgono alla polizia. Ma la mafia è più lesta della legge: Lo Sicco ottiene la concessione edilizia grazie a una mazzetta di 25 milioni di lire e comincia ad abbattere l'appartamento a fianco. Quando le sorelle vedono avvicinarsi il bulldozer cominciano ad arrivare nel loro negozio i fusti di cemento. Il messaggio è chiaro: finirete lì dentro. Lo Sicco smentisce di essere il mandante ma la Procura offre alle Pilliu il programma di protezione. Oggi le sorelle sono un simbolo dell'antimafia: vivono proprio nel palazzo costruito da Lo Sicco e confiscato dallo Stato. Il costruttore è stato condannato a 2 anni e otto mesi per truffa e corruzione a cui si sono aggiunti sette anni per mafia.
All'inaugurazione del nuovo negozio costruito grazie al fondo antiracket, il senatore Schifani non c'era. Era dall'altra parte in questa vicenda. Il suo studio ha difeso l'impresa Lo Sicco davanti al Tar. Il pentito Innocenzo Lo Sicco, ha raccontato che lui stesso accompagnava l'avvocato Schifani negli uffici per seguire la pratica. Certo all'epoca l'imprenditore non era stato inquisito e il senatore non poteva sapere con chi aveva a che fare anche se il genero di Lo Sicco era sparito nel 1991 per lupara bianca. In quegli stessi anni Schifani assisteva anche altri imprenditori che sono incappati nelle confische per mafia, come Domenico Federico, prestanome di Giovanni Bontate, fratello del vecchio capo della cupola Stefano. Un settore quello delle confische che il senatore non ha dimenticato in Parlamento. Quando ha presentato un progetto di legge (il numero 600) per modificare la legge sulle confische e sui sequestri.
Schifani si è anche distinto ultimamente per un sua strenua difesa di Totò Cuffaro le cui vicende giudiziarie sono ben note ai più. Schifani afferma sulla possibile condanna di Totò: "Totò Cuffaro, nel caso in cui venisse condannato, non sarà obbligato a dimettersi. Nel 2000 il governo regionale di centro sinistra votò una legge dove erano elencati tutti i reati che provocano la decadenza del parlamentare. I presunti reati per i quali è accusato Cuffaro non sono menzionati. Forza Italia è un partito garantista. Poi, che senso avrebbe se Cuffaro venisse condannato in primo grado e poi assolto in appello? Andremmo inutilmente alle urne?"

Questo quindi è l'uomo delegato a rappresentare tutti gli italiani in Senato...
Non stupiamoci quindi se ci considerano tutti mafiosi e delinquenti...
In qualsiasi altro paese democratico un soggetto come l'avvocato Schifani marcirebbe in carcere.

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