venerdì 20 giugno 2008

I love McQueen, Alexander McQueen!

Alexander McQueen stilista dall’indiscutibile talento comprende fin dall’inizio che, essenzialmente, nel teatro della moda è meglio suscitare una reazione, qualsiasi essa sia, che un applauso cortese. Con tattiche di shock si guadagna il titolo di "enfant terrible"e "hooligan della moda inglese".
Alexander McQueen celebre anche per i suoi defilè ai limiti dell’umana immaginazione.
Definito showman-designer manda in passerella donne scatenate, donne romantiche di altri tempi, donne violentate e stuprate, donne-uccelli, donne ossessionate dalle loro paure in contesti davvero unici e spettacolari come gabbie, stanze specchiate, ecc..
Le sue sfilate sono sempre uno show anche perché richiede spesso la collaborazione di Philip Treacy per i cappelli ed i copricapi più eccentrici. Ha sfilato in grandi spazi come alla Grande Halle de la Villette, al Palais Omnisport de Bercy ma anche in luoghi storici come il mitico Liceo Carnot.
La collezione autunno-inverno del 2002, presentata in occasione della settimana della moda di Parigi con alcune diversioni teatrali, è stata fino ad oggi la più stupefacente: tailleur di tweed con cinghie di cuoio, scolarette maliziose e liceali sensuali, un tocco di pizzo, stivali alti fino alla coscia, busti e corsetti. Un feticismo chiaramente romantico e perverso a un tempo, nonché una chiara dichiarazione di intenti.

La quintessenza di una moda fatta di stupore, eccentricità, paradosso, esagerazione, artificio, eccesso e lo stereotipo dello stilista omosessuale estroso, creativo, eccentrico, istrione si fondono nel genio di Alexander McQueen. Di quella “strega” di McQueen, come da oggi saremo autorizzati a chiamarlo. Lo stilista inglese ha infatti scoperto chissà come di avere sangue di strega nelle sue vene e che dalle ramificazioni del suo albero genealogico pende una strega impiccata a Salem. E’ stato questo lo spunto dal quale è stata ispirata una delle sue più recenti collezioni donna proposta a Parigi, aperta da un ologramma di Kate Moss apparsa tra i fumi in una piramide di vetro. Un mix di suggestioni dai Pre-raffaelliti a Lady Macbeth, in discesa libera fino al punk, per una collezione che l’ Ansa descrive come “…molto cupa, dai toni forti, lontana dall’immagine romantica, e ricca di esoterismo, tanto che il set della sfilata e’ dominato da una piramide capovolta, con modelle truccate da divinità egizie.”

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